venerdì, aprile 20, 2007

Una questione di psicologia

UNA QUESTIONE DI PSICOLOGIA
Il comportamento del cavallo è sempre conseguenza di un esperienza precedente.Nell osservare il comportamento di più cavalli ci si può facilmente accorgere che ogni soggetto pare distinguersi dagli altri per piccole ‘manie’ che spesso interpretiamo come vezzi o capricci.C’è quello che appena sente il carrello delle profende in scuderia inizia a rampare contro la porta, quello che non sopporta di essere secondo a nessuno in passeggiata, quello che ricerca quasi ostinatamente le coccole dell’uomo, quello che, al contrario, si mostra riottoso e chiuso, quello che al prato ama la compagnia dei propri simili e quello che invece preferisce isolarsi.I casi, di questo passo, possono ripetersi all’infinito ma sono tutti contraddistinti da un’unica costante: non sono mai atteggiamenti casuali e semmai la loro origine va ricercata nell’esperienza acquisita da ciascun soggetto fin dai primissimi stadi della sua esistenza e, ancora prima, nell’istinto innato della vita del branco: perché non dobbiamo mai dimenticare che ogni cavallo porta con sé l’istinto per una vita piuttosto diversa da quella che si trova poi a condurre di fatto. Ciò non significa che la routine di scuderia abbia necessariamente influssi negativi o devianti sulla sua personalità, ma semmai che esistono atteggiamenti comportamentali ‘equinamente’ pertinenti che possono sfuggire alla logica prettamente umana.per esempio il cavallo che rampa contro la porta e pare non tollerare di ricevere le profende dopo i suoi colleghi. Di per sé, potrebbe sembrare un semplice capriccio, ma a ben guardare potrebbe esserci una spiegazione assai differente.Nella vita di branco esistono delle gerarchie ben stabilite che ordinano anche funzioni primarie quali l’abbeverata o l’assunzione del cibo. C’è il cavallo che per primo accede all’acqua mentre gli altri svolgono il ruolo di guardiani e che cede quindi il posto ‘a tavola’ in un preciso interscambio funzionale di compiti. Pensiamo quale frustrazione possa rappresentare l’aspettare rigorosamente il turno a fine corridoio per un soggetto che ha avuto da puledro questo ruolo e che si trova improvvisamente a dover fare la fila! E lo stesso può dirsi per quei soggetti che, in passeggiata, reagiscono in maniera poco propensa all’essere accodati ad altri cavalli: fin dai primi giochi dei puledri liberi al prato ci sono soggetti che corrono e altri che inseguono, e se il nostro cavallo è tra quelli abituati a guidare i suoi simili nelle corse e nei giochi, il ruolo di comprimario può risultargli un po’ stretto e dare origine al desiderio di riattestarsi, con noi in sella e nostro malgrado, al comando del gruppo. Un soggetto che fin da puledro sia stato abituato a essere manipolato, toccato e accudito con buona frequenza sarà indubbiamente più propenso e rilassato nel contatto con chi lo governa, lo coccola o semplicemente gli gira intorno. È abbastanza facile intuire che, al contrario, in soggetti rimasti più a lungo in regime di branco, come per esempio accade in molti allevamenti che dispongono di un numero cospicuo di puledri, il contatto con l’uomo avviene più tardi e dunque risulti meno naturale.Attenti ai traumiÈ un grosso errore cercare di interpretare i comportamenti del cavallo basandoci sulla nostra logica. Se è già complesso riuscire a capire come pensa un cavallo, lo è ancora di più riuscire a interpretare le sue reazioni alla luce della sua personalissima esperienza. Di un essere umano possiamo in un qualche modo tracciare un profilo delle sue fobie o dei suoi comportamenti attraverso il suo vissuto, che può esserci raccontato: dal bambino che è caduto nell’acqua senza salvagente quando era piccolo all’adulto che ha paura di nuotare dove non si tocca il fondo, il tracciato è abbastanza scontato. Ma del cavallo che rifiuta ostinatamente di attraversare un ruscello cosa sappiamo? Accanirsi in maniera troppo dura verso questi atteggiamenti (il rifiuto dell’acqua è un classico) può creare ulteriori tensioni e determinare un’ulteriore associazione spiacevole, a livello fisico e psicologico, rispetto a un evento che porta già una matrice negativa nell’esperienza di quel particolare soggetto.Di fronte a situazioni che lo hanno messo in pericolo o nelle quali ha provato paura, il cavallo si comporterà secondo quanto gli verrà suggerito dal suo istinto di conservazione. Questo è il motivo principale per il quale è assolutamente necessario che ogni evento porti quanto più possibile con sé una connotazione positiva ed entri nell’esperienza del soggetto nella maniera meno traumatica possibile. Di fronte a una barriera abbattuta, a uno scivolone in acqua, a un viaggio in van un po’ più movimentato, il cavallo deve essere non solo compreso nelle sue paure ma anche aiutato con una presenza costante e rassicurante, un atteggiamento che gli dica: «Ok, non preoccuparti, non è successo nulla di male». Una pacca sul collo, un massaggio vicino al garrese, un pezzo di carota, dieci minuti di passeggiata a mano, qualche parola detta con tono pacato costituiscono una terapia semplice e molto funzionale che chiunque può mettere facilmente in atto. Solo così il trauma non andrà a incidere sulla psiche e potrà rapidamente essere dimenticato. In caso contrario, al ripresentarsi di una situazione analoga, il comportamento del cavallo sarà sicuramente di difesa a oltranza.

- In acque chiare

- In acque chiare

mercoledì, aprile 18, 2007

Il Cavallo e L'Uomo: più di 3000 anni insieme.

Circa 3000 anni fà, nelle pianure sperdute dell'Asia centrale, l'uomo capì l'utilità del cavallo, precedentemente cacciato per la carne.
Proprio da quel momento iniziò una frattura che ancora oggi è ben evidente.
L'uomo volle assoggettare il cavallo a tutte le sue esigenze, servendosi della sua cattiveria e di metodi poco ortodossi, incutendo nell'animale paura, che presto si tramutò in odio e non in rispetto, come egli avrebbe voluto.
Il Cavallo venne usato come un "oggetto" al servizio dell'umanità, come un auto moderna; utile non solo per il trasporto di persone, ma anche di oggeti.
Per il cavallo la libertà era finita!!!

venerdì, aprile 13, 2007

domenica, aprile 01, 2007

Ancora Cavalli!

Cari amici ed amiche ; tutti voi vi sarete chiesti ripetutamentre perchè l'equitazione non si sviluppa a dovere essendo uno sport così piacevole e rilassante.

I motivi sono molteplici, e mi spingono a spiegarli incessantamente, e in modo magari anche noioso!

-Innanzitutto da pochi anni a questa parte è divenuta una passione molto dispendiosa, ( si pensi che un cavallo in media costa 5000 euro, e mantenerlo in pensione in una struttura ( spesso inadeguata) costa dai300 fino 700 euro al mese.

-L'associazione più diffusa non garantisce adeguate assicurazioni adeguate, e non promuove attività varie, mamra solo a far spendere ulteriori soldi in specialità che sfruttano unicamente il cavallo.

-Gli istuttori e gli organi preposti alla formazione sono spesso inadeguati, o addirittura improvvisati.

-L'attività è poco remunerativa, non prevede ad oggi sovvenzioni, o agevolazioni, ( solo per ottenere un appezzamento di terrreno bisogna fare i salti mortali)!

- Troppe persone hanno fatto dell'equitazione un gioco per ricchi, mentre tutti avrebbero il diritto di poter intraprendere questa passione nella maniera più consona.

- Si stà ormai perdendo la passione per il cavallo, in favore delle mode.

Pertanto: riflettete, migliorate, FATEVI SENTIRE!!!!
a vostra disposizione Tomei Roberto.
Etichette: Equitazione. "

Ecco alcune immagini del paesaggio preolimpico visto da cavallo!!

Ecco alcune immagini del paesaggio preolimpico visto da cavallo!!
31-10-2005

Val susa oulx.

Val susa oulx.